lunedì 27 ottobre 2008

Diceria dell'untore


Ma la maledetta Partecipazione dov'è? Ventenni preferiscono non apparire, non esporsi, non suscitare il disappunto di professorini tristi e servi di burattinai che siedono sulle speranze di una generazione. Nuove tentazioni di schedature, liste nere, segnalazioni. Il nemico ti spia, il nemico ti guarda. Ti scruta con spirito censorio nel seggio elettorale come a casa. E' pronto a sedurti con armi diabolicamente dolci, utilizza mezze figure per poi denunciarti, accusarti, vilipendere la tua umana dignità. Eccoli gli ominicchi pronti a fare nomi, a primeggiare nell'expo dell'infamità.               Usano armi nuove ma gli intenti sono sempre gli stessi. E' consentito un vociare smembrato, brulicante, informe ma i discorsi pungenti e dotati di acume rivoltante vengono prontamente repressi, con i metodi che danno del tu alla brutalità. Si ridicolizza il passato, il '68 forse per sorvolare sul fatto che molti di quelli in quel sistema che tanto odiavano hanno fatto le loro fortune, cavalcando quella tigre e le aspirazioni leali di quegli anni. Per loro protestare va bene se rimane nella cornice della folkloristica pantomima, se si superano i recinti della commedia dell'arte si fanno i conti con quello che sta dietro la bella maschera della libertà di espressione. Il bieco dominio.

C'è ancora chi preferisce non suscitare l'antipatia di qualcuno piuttosto che esercitare liberamente il suo dissenso.  Hanno rinunciato a sogni e amori, hanno rinunciato a sentirsi uomini giusto per non scomporsi.

Benvenuti nella pancia del mostro.

Slàinte,

ScintillA


Colonna sonora:

Manic street preachers - If you tolerate this

Stormy six - la fabbrica

La fabbrica

Stormy six

Cinque di Marzo del Quarantatrè 
nel fango le armate del Duce e del re 
gli alpini che muoiono traditi lungo il Don

Cento operai in ogni officina 
aspettano il suono della sirena 
rimbomba la fabbrica di macchine e motori 
più forte il silenzio di mille lavoratori 
e poi quando è l'ora depongono gli arnesi 
comincia il primo sciopero nelle fabbriche torinesi

E corre qua e là un ragazzo a dar la voce 
si ferma un'altra fabbrica, altre braccia vanno in croce 
e squillano ostinati i telefoni in questura 
un gerarca fà l'impavido ma comincia a aver paura

Grandi promesse, la patria e l'impero 
sempre piu' donne vestite di nero 
allarmi che suonano in macerie le città

Quindici Marzo il giornale è a Milano 
rilancia l'appello il PCI clandestino 
gli sbirri controllano fan finta di sapere 
si accende la voglia delle camicie nere 
ma poi quando è l'ora si spengono gli ardori 
perchè scendono in sciopero centomila lavoratori

Arriva una squadraccia armata di bastone 
fan dietro fronte subito sotto i colpi del mattone 
e come a Stalingrado i nazisti son crollati 

all'Apreda rossa in sciopero i fascisti son scappati.

domenica 5 ottobre 2008

Amor fati




DEL LEGGERE E DELLO SCRIVERE

"Di tutto ciò che è scritto, io amo soltanto ciò che è stato scritto col sangue. Scrivi col tuo sangue, e ti accorgerai che il tuo sangue è spirito. Non è facile capire il sangue degli altri: io odio coloro che hanno il vizio di leggere.
Chi conosce che cosa è un lettore, non si sente più di far nulla per lui. Ancora un secolo di lettori, e lo spirito stesso sparirà dal mondo.
Che ognuno ormai possa imparare a leggere è un fatto che alla lunga ammorba non solo lo scrivere ma anche il pensare. -
Una volta lo spirito era Dio, poi divenne uomo, e ora non è ormai che plebe.
Chi scrive in sangue e in aforismi non vuole essere letto, ma appreso a memoria.
Nelle montagne, il sentiero più breve è da vetta a vetta: ma per percorrerlo è necessario avere lunghe gambe. Gli aforismi debbono essere vette: e coloro a cui essi vengono detti devono essere grandi e di alta statura.
L'aria sottile e pura, il pericolo prossimo, e lo spirito pieno di una gioconda malignità: questo è ciò che concorda bene insieme.
Voglio avere intorno a me dei coboldi, perché io sono coraggioso. Il coraggio che allontana i fantasmi si crea dei coboldi; è un coraggio che vuol ridere.
Il mio sentimento non va più d'accordò col vostro: questa nuvola che vedo sotto di me, questo nero e questa pesantezza di cui io rido; proprio questa è la vostra nuvola temporalesca.
Voi guardate in alto, quando tendete verso l'elevazione. E io guardo giù nel profondo, perché sono già esaltato.
Chi di voi può insieme ridere ed essere esaltato?
Chi sale sugli alti monti, ride sopra tutte le tragedie e tutte le tristizie seriose.
Occorre essere spensierati, violenti, ironici; così ci vuole la sapienza: essa è una femmina e ama sempre solo il guerriero.
Voi mi dite: 'La vita è dura da sopportare'. Ma perché avreste mai di mattina tanto orgoglio e a sera tanta dedizione?
La vita è dura da sopportare: ma non prendete arie da volermi intenerire! Tutti insieme siamo dei begli asini, maschi e femmine.
Che cosa abbiamo in comune con il bocciolo di rosa che comincia a tremare perché una goccia di rugiada vi si è posata sopra?
È vero: noi amiamo la vita, non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati ad amare.
C'è sempre qualche pizzico di follia nell'amore. Ma c'è anche sempre qualche pizzico dl ragione nella follia.
Ed anche a me, che sono buono verso la vita, sembra che le farfalle e le bolle di sapone, e gli uomini ad esse simili, siano coloro che sanno meglio che cosa è la felicità.
Queste animule leggere, pazzerelle, graziose, mobili, svolazzano qua e là per curiosità; e ciò induce Zarathustra a commuoversi fino alle lacrime e al canto.
Per me io crederei solo ad un Dio che sapesse danzare.
Quando vidi il mio diavolo, scoprii che era serio, esauriente, profondo, solenne: era lo spirito della gravità, in virtù del quale cadono tutte le cose.
Non è con l'ira, ma con il riso che si uccide. Uccidiamo dunque lo spirito della gravità!
Ho imparato a camminare: da allora mi lascio andare. Ho imparato a volare: da allora non voglio più ricevere, spinte per muovermi.
Ora io sono leggero, ora io volo, ora io vedo sotto di me, ora danza un dio in me."
Così parlò Zarathustra.

Friedrich Wilhelm Nietzsche, Così parlò Zarathustra (1883-1885)

Colonna sonora:
Gang - Dante Di Nanni