Ma la maledetta Partecipazione dov'è? Ventenni preferiscono non apparire, non esporsi, non suscitare il disappunto di professorini tristi e servi di burattinai che siedono sulle speranze di una generazione. Nuove tentazioni di schedature, liste nere, segnalazioni. Il nemico ti spia, il nemico ti guarda. Ti scruta con spirito censorio nel seggio elettorale come a casa. E' pronto a sedurti con armi diabolicamente dolci, utilizza mezze figure per poi denunciarti, accusarti, vilipendere la tua umana dignità. Eccoli gli ominicchi pronti a fare nomi, a primeggiare nell'expo dell'infamità. Usano armi nuove ma gli intenti sono sempre gli stessi. E' consentito un vociare smembrato, brulicante, informe ma i discorsi pungenti e dotati di acume rivoltante vengono prontamente repressi, con i metodi che danno del tu alla brutalità. Si ridicolizza il passato, il '68 forse per sorvolare sul fatto che molti di quelli in quel sistema che tanto odiavano hanno fatto le loro fortune, cavalcando quella tigre e le aspirazioni leali di quegli anni. Per loro protestare va bene se rimane nella cornice della folkloristica pantomima, se si superano i recinti della commedia dell'arte si fanno i conti con quello che sta dietro la bella maschera della libertà di espressione. Il bieco dominio.
C'è ancora chi preferisce non suscitare l'antipatia di qualcuno piuttosto che esercitare liberamente il suo dissenso. Hanno rinunciato a sogni e amori, hanno rinunciato a sentirsi uomini giusto per non scomporsi.
Benvenuti nella pancia del mostro.
Slàinte,
ScintillA
Colonna sonora:
Manic street preachers - If you tolerate this
Stormy six - la fabbrica
La fabbrica
Stormy six
Cinque di Marzo del Quarantatrè
nel fango le armate del Duce e del re
gli alpini che muoiono traditi lungo il Don
Cento operai in ogni officina
aspettano il suono della sirena
rimbomba la fabbrica di macchine e motori
più forte il silenzio di mille lavoratori
e poi quando è l'ora depongono gli arnesi
comincia il primo sciopero nelle fabbriche torinesi
E corre qua e là un ragazzo a dar la voce
si ferma un'altra fabbrica, altre braccia vanno in croce
e squillano ostinati i telefoni in questura
un gerarca fà l'impavido ma comincia a aver paura
Grandi promesse, la patria e l'impero
sempre piu' donne vestite di nero
allarmi che suonano in macerie le città
Quindici Marzo il giornale è a Milano
rilancia l'appello il PCI clandestino
gli sbirri controllano fan finta di sapere
si accende la voglia delle camicie nere
ma poi quando è l'ora si spengono gli ardori
perchè scendono in sciopero centomila lavoratori
Arriva una squadraccia armata di bastone
fan dietro fronte subito sotto i colpi del mattone
e come a Stalingrado i nazisti son crollati
all'Apreda rossa in sciopero i fascisti son scappati.